Chiara ed io.

Chiara ed io.

Il percorso con Chiara Rebagliati verso Tokyo.

Questo documento è indirizzato principalmente (quasi esclusivamente) agli allenatori ed istruttori.

Prima di parlare di Chiara penso che sia necessario fare un breve excursus sulla mia carriera di atleta prima, e di docente e istruttore poi.

Ho iniziato il tiro con l’arco nel 1990, all’età di 48 anni, ma ho veramente imparato a tirare con l’arco grazie a Giancarlo Ferrari, che ho conosciuto durante incontri organizzati sia dalla regione che dalla mia società, questo mi ha dato modo di vincere parecchie coppe, qualche medaglia d’oro i campionati italiani, nonché di migliorare diversi record italiani di quei tempi.

Andato in pensione a fine 1999, ho superato il corso di istruttore di primo livello nel 2002, specializzazione disabili nel 2003,  Nell’anno 2004 feci un corso FITARCO di una settimana a Tirrenia per docenti al quale ricordo che parteciparono Giorgio Botto, Carmen Garretto, Riccardo Cafagno ed altri, fui inserito nell’Albo Docenti Specialisti nel 2005, Ordinari nel 2014, ottenni la specializzazione giovanile nel 2011, sempre nel 2011 ho iniziato il corso per la docenza in metodologia dell’insegnamento, ho partecipato come docente a corsi di materiali, di metodologia dell’insegnamento e di tecnica arco olimpico in corsi di 1° livello, per istruttori giovanili e corsi di aggiornamento.

Nel mio percorso di istruttore ho avuto la fortuna di incontrare, e quindi di rubare informazioni e tecniche con gli occhi e le orecchie da allenatori come Luciano Malovini, Kisik Lee, Vittorio Frangilli, Filippo Clini, Matteo Bisiani, oltre al già citato Giancarlo Ferrari, ho anche partecipato al maggior numero possibile di seminar (Fitarco, Aniata, Coni)i, acquistato numerosi libri in italiano ed in inglese, e visto ore di filmati. Senza di tutto quanto sopra non sarei stato in grado di dare una mano alla preparazione di Chiara.

La gran parte di questo mio impegno ha avuto inizio dall’incontro con Chiara, perché mi sono trovato a dover migliorare me stesso per essere all’altezza della sua passione e del suo talento.

Prima di parlare del percorso con Chiara Rebagliati vorrei indicare quelle che ritengo che siano le caratteristiche di un atleta che gli permettano di arrivare alle olimpiadi, caratteristiche che sono una grande passione per lo sport, che gli faccia amare lo sport fino a dedicare sei giorni alla settimana agli allenamenti durante le vacanze estive e allenamenti quasi quotidiani durante i periodi invernali, in parte in palestra ed in parte a casa, ed una famiglia che lo supporti e che abbia una disponibilità finanziaria che permetta di spendere una cifra annua tra i 5000 e 7000 euro.

Quanto conta l’istruttore in questo percorso? Nella prima fase di insegnamento direi che i risultati sono da attribuire per il  30% all’allenatore e al 70% all’atleta, e questo rapporto va via via diminuendo fino ad arrivare a un 95% all’atleta e un 5% all’allenatore; quando parlo di atleta parlo sempre di atleta e della sua famiglia.

Chiara ha iniziato a tirare con l’arco a 10 anni, io ho iniziato il mio percorso con lei nel 2010 quando aveva 13 anni ed era stata abbandonata per futili motivi dal suo primo istruttore, abbandono che l’ha addolorata al punto che voleva smettere di tirare con l’arco; cercando di calmarla e trovare una soluzione, abbiamo pensato a Luciano Malovini che avevo conosciuto nel 1991 quando ero stato assegnato alla sua piazzola durante il Campionato Italiano disabili che si era svolto a Savona. Gli abbiamo telefonato chiedendogli se fosse disposto a seguire e Chiara, raccontandogli la sua disavventura: ha accettato volentieri; avuta la sua approvazione ho detto Chiara che poteva essere seguita dall’allenatore di Mauro Nespoli, a questo punto ha smesso di piangere e le è spuntato un sorriso. Poi le ho detto che non poteva avere come unico allenatore Luciano Malovini, che abitava abbastanza lontano, ma doveva avere anche un istruttore in società, e lei scelse me.

Andammo poco dopo, per la prima volta, il 3 settembre 2010, sul campo di Montesegale.

Seguirono altri incontri con Luciano, ed iniziò uno stretto rapporto telefonico con lui, perché Chiara accettava modifiche alla sua tecnica o al suo materiale solamente se le indicazioni venivano da Luciano, allora iniziò un teatrino nel quale io alla sera chiamavo Luciano, gli raccontavo cosa avevo visto e proposto, dopodiché lui chiamava Chiara e le diceva che io gli avevo mandato un filmato dal quale aveva visto questo e quest’altro.
Il principale ostacolo per Chiara è stato, per diverso tempo, la poca fiducia in se stessa e poca autostima, il che la portava a rinunciare spesso al tiro durante le gare.

Nel settembre 2012 Chiara vinse il campionato italiano targa a Cherasco, tirando almeno il triplo delle frecce necessarie!

Nel 2013 salì sul secondo gradino del podio agli italiani campagna.

Le sue difficoltà cominciarono ad attenuarsi nell’ottobre 2014, quando, a pranzo, prima della gara, le dissi, di fronte ai suoi genitori, molto convintamente e seriamente, che lei aveva la capacità tecnica di fare 560 indoor, se solo ci avesse creduto, lei non commentò, ma mi guardò incredula. In quel 25+18, però, fece per la prima volta 565 e 557.

Faceva parte integrante del nostro allenamento anche la partecipazione alle gare di campagna, perché ho sempre pensato che quel tipo di gara fosse propedeutico al raggiungimento di ottimi risultati anche nel targa, in quanto ci si deve adattare al terreno, cambiare sempre la postura, superare difficoltà ed acquisire abilità che non si sarebbero mai acquisite nel tiro in piano.

Fu così che al Campionato Italiano indoor di Rimini del gennaio 2015 vinse con 585 punti, prima assoluta, e sempre nel 2015 entrò nei gruppi nazionali olimpico, nel 2016 fece parte dei gruppi nazionali olimpico e campagna, nello stesso anno conquistò il titolo di Campionessa Mondiale junior campagna, individuale ed a squadre, a Dublino.

Durante le estati di vacanza scolastica la passavo a prendere a casa alle 9, andavamo al campo, preparavamo qualcosa da mangiare a mezzogiorno e tornavamo a casa verso le 17 o le 18. Questo dal lunedì al sabato. E questo impegno e questa passione hanno pagato: non credo che si possa arrivare alle Olimpiadi con meno impegno.

Nel 2016 Chiara si diplomò e si iscrisse all’università dell’Insubria di Varese per la facoltà di giurisprudenza e da quel momento in poi i nostri incontri diradarono. Poi iniziarono le convocazioni a Cantalupa, alle quali, negli ultimi anni prima del covid furono invitati a partecipare anche i tecnici personali, e così via fino alla qualificazione per Tokyo che la vide fare un’ottima gara di qualifica. A Tokyo alcune circostanze non le permisero di dare il meglio di sé, ma fu un’esperienza indimenticabile.

Quello che io mi preoccupai sempre di fare fu di non insegnarle a tirare come avevo tirato io, ma cercando la SUA sequenza, di non precorrere i tempi, di spiegare e concordare i cambiamenti, di farle prendere coscienza delle sue capacità.

Ho sempre cercato di tenere basse le libbre: a Cherasco, quando vinse il campionato di classe allieve ed entrò nelle prime 16, nella prima parte fece 320 a 70 metri con 26 libbre e frecce ACC.

Ho sempre cercato di non anticipare cambiamenti tecnici che non fosse stata pronta ad assimilare: basti pensare che fino a 16/17 anni tirava con la parte alta dei trapezi, con ovvi indolenzimenti, e solo allora passammo alla back-tension, che imparò immediatamente, perché aveva pian piano capito che era un cambiamento indispensabile.

Altra cosa che ho sempre fatto è quella di non attribuirmi meriti che sono solo di Chiara, tanto è vero che fino ad un paio di anni or sono il suo allenatore ufficiale al quale era abbinata, è sempre stato Luciano, e non mi è mai dispiaciuto. Poi, per poter andare a Cantalupa come osservatore abbiamo cambiato l’abbinamento.
Ho sempre detestato gli allenatori che si fanno belli dei risultati dei propri atleti.
Ora Chiara vive a Cantalupa in una casa sua, e continuiamo a sentirci per telefono e whatsapp.
Ringrazierò sempre Chiara per l’emozione che ho provato quando ha avuto la convocazione per Tokyo: è stato incredibile: si stavano per realizzare i desideri di una bimba di 10 anni! (ed anche i miei).

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