Prendendo spunto dai testi di Joe Tapley, cerco di riassumere i motivi per cui la prova della camminata, tanto praticata e riportata su tanti testi, in effetti non abbia alcun fondamento e possa trarre in inganno.
Spiego in che cosa consiste questa prova per arco olimpico, per quelle due o tre persone che non ne hanno mai sentito parlare: Si posizionano due battifreccia, uno sul cavalletto ed uno sotto, appoggiato a terra, si coprono con un foglio bianco, e si posiziona un piccolo bersaglio sulla sommità del paglione più alto, tale che sia ben visibile anche da lontano. Ci si pone a 5 metri, si posiziona il mirino per quella distanza e non si toccherà più. Si tirano tre frecce, si marcano gli impatti sul foglio, si arretra di 5 metri, si tirano altre tre frecce sempre mirando al bersaglio alto, e si marcano anche questi impatti, si procede così fino a che le frecce impatteranno a terra davanti al battifreccia basso. Unendo il centro degli impatti si otterrà qualcosa di simile ad una delle figure qui riportate.
Si sentì parlare per la prima volta di questa prova leggendo un fascicolo denominato “Bow Tuning” di Roy Matthews, pubblicato nel 1984. In pratica Roy Matthews diceva che, se ho un arco perfettamente a punto, e staro il bottone, ottengo una certa figura, se sposto il bottone, ottengo quest’altra, per cui se si ottengono quelle figure bisogna fare questo e quest’altro.
Questo è una falsa logica, sarebbe come dire che poiché la mucca ha 4 gambe, posso mungere un tavolo, perché ha 4 gambe.
Lo stesso Roy Matthews alla fine dell’articolo diceva che per lui non funzionava.
La riprova è che, se io ho un arco perfettamente tarato, per cui a tutte le distanze l’impatto risulta sempre su una linea verticale (nessuno spostamento dal centro), e a questo arco sposto il mirino a destra o sinistra e ripeto la prova otterrò questa figura
ma non significherà per niente che il mio arco non è tarato alla perfezione.